domenica 20 settembre 2015

"IL GENE EGOISTA" DI RICHARD DAWKINS

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Richard Dawkins è un etologo (disciplina che studia il comportamento animale), biologo; è considerato uno dei più importanti esponenti della corrente del noedarwinismo o sintesi moderna.
La sintesi moderna è la teoria evolutiva più confermata in campo scientifico.
Essa è composta da:
-la teoria dell'evoluzione delle specie per selezione naturale di Darwin
-la teoria della ereditarietà di Mendel
-la formula matematica della genetica di popolazione
-analisi dei dati della paleontologia (branca della scienza che studia, attraverso i fossili, gli esseri viventi vissuti in passato e il loro habitat).

Dawkins nacque in Kenya il 26 marzo 1941 da una famiglia inglese.


Nel 1949 la famiglia di Dawkins tornò in Inghilterra.
Qui Dawkins studiò all'università di Oxford dove si laureò in biologia nel 1962
Successivamente si trasferì negli Stati Uniti come assistente nel dipartimento di zoologia di Berkeley, in California.
Nel 1970 tornoò in Inghilterra dove diventò professore di zoologia all'università di Oxford.
La sua prima opera fu "Il gene egoista" che fu un successo per Dawkins, infatti divenne membro del Royal Society of Literature (accademia nazionale britannica della letteratura).


IL GENE EGOISTA
Richard Dawkins

CAPITOLO 1: perchè la gente esiste?

A questa domanda si può rispondere prendendo in considerazione "La teoria di Darwin".
Secondo questa teoria un individuo può sopravvivere se ha qualità che gli permettono la sopravvivenza e di conseguenza di procreare.
Però Dawkins, in questo libro, dice che l'evoluzione sia da studiare non a livello di individui ma a livello di geni.
L'autore crede che per sopravvivere entri in gioco una caratteristica dei geni che li spinge a essere migliori di altri, questa caratteristica si chiama egoismo.
Questa caratteristica fa trovare ai geni le vie principali per avere la meglio su gli altri geni, e così avere la possibilità di propagare copie di se stesso.

CAPITOLO 2: i replicatori

In questo capitolo Dawkins prende in esame le questioni della nascita della vita e dell’evoluzione.
La vita ebbe inizio in un brodo costituito da diverse sostanze quando, a causa di reazioni chimiche provocate dalle scariche elettriche, si formarono complessi molecolari costituiti da basi azotate.
La nascita dell'evoluzione si ebbe quando uno di questi complessi molecolari riuscì a creare una copia di se stesso; questo tipo di complesso prenderà il nome di replicatore.
Secondo la teoria dell' evoluzione di Darwin è grazie a degli errori di copiatura che alcuni replicatori possono avere la meglio su altri, a favorendone così la sopravvivenza e facilitandone anche la diffusione.
Dawkins sostiene che per vedere la possibilità di sopravvivenza e di riproduzione bisogna considerare tre loro caratteristiche: longevità, fecondità e fedeltà di copiatura.
  • La longevità (durata della vita) risulta necessaria soltanto per portare un replicatore in età riproduttiva, facendo in modo che i replicatori possano diffondere copie identiche a se stessi, anche se in alcuni casi si presentano degli errori di copiatura che comportano l'evoluzione. 
Un’altra caratteristica fondamentale dei replicatori è la competizione.
Grazie anche a questo aspetto entra in gioco l'evoluzione; infatti si svilupparono alcune tattiche di attacco e di difesa che portarono alla formazione di "macchine da sopravvivenza" (come le definisce Dawkins) animali e piante.

CAPITOLO 3:  eliche immortali

Secondo Dawkins sono i geni che si sono evoluti con il passare degli anni e non gli individui.

Infatti Dawkins afferma, come nel capitolo precedente, che i corpi degli esseri viventi non sono altro che "macchine" che vengono comandate dai geni per poter sopravvivere e riprodurre copie di se stessi.
Quindi i geni sono le vere forme evolutive che, grazie a alcuni casuali errori di copiatura, possono essere in grado di definire un organismo che li possa far sopravvivere rispetto ad altri.
Dawkis afferma anche che i geni sono le unità di base dell'egoismo che ne favorisce la sopravvivenza.

CAPITOLO 4: la macchina dei geni

In questo capitolo Dawkins mette in luce il fatto che i corpi hanno acquisito individualità nel comportamento.
I geni, pur conferendo ai corpi la predisposizione di base del comportamento, non influenzano totalmente le decisioni prese dagli animali.
Questo è il compito del sistema nervoso o più precisamente del cervello.
Dawkins si sofferma anche la comunicazione; egli la definisce come la capacità di una "macchina da sopravvivenza" di influenzare il comportamento di un’altra.

CAPITOLO 5: l'aggressività: la stabilità e la macchina egoista

L'aggressività si sviluppa perché per una "macchina" ogni altra macchina rappresenta un ostacolo, un avversario per la propria sopravvivenza.
Dawkins dice anche che l'aggressività si può anche non sviluppare tra soggetti della stessa specie, poiché ci può essere la possibilità che tali individui abbiamo geni in comune.
Le tattiche con cui si può affrontare un avversario sono molte e sono determinate dal corredo genetico.
In base alle situazioni in cui si trova il soggetto, poò assumere diverse strategie.
Una strategia può essere chiamata ESS (strategia evolutivamente stabile) quando viene usata dalla maggior parte della popolazione.
Però in un sistema evolutivo possono essere presenti diverse strategie.
Dawkins spiega anche che le ESS variano soprattutto in base ai tipi di contese in cui si trovano gli individui avversari.
Infatti le contese possono essere divise in due categorie:
  • simmetriche: in cui gli individui sono identici ma adottano diverse strategie 
  • asimmetriche: in cui gli individui totalmente differenti, e dove anche il bottino della vittoria può essere differente 
Inoltre bisogna tenere conto che la maggior parte delle contese avviene tra individui della stessa specie in quanto tra individui di specie differenti ci sono meno interessi comuni, fatta eccezione per il nutrimento.
L'ESS può essere attribuita anche al livello di singoli geni, infatti questi geni adottando la strategia di conferire ad un corpo una determinata caratteristica, cioè  possono integrarsi o essere compatibili con altri in un sistema stabile che li favorisce la sopravvivenza.

CAPITOLO 6:  genicità

Dawkins spiega che i geni, oltre a favorire se stessi, possono favorire le loro copie, che sono presenti in altri corpi.
In questo atto di altruismo però è sempre presente l'egoismo dei geni.
Questo atto di "altruismo" si manifesta sopratutto tra parenti stretti, infatti questo avviene perché è facile che essi abbiano geni in comune.
L'individuo che fa comportare in modo altruistico i propri geni verso i parenti stretti che favorisce quella selezione naturale della "per consanguinei".
Il discorso sull'altruismo dei geni comprende anche la possibilità che i geni lascino morire un corpo per salvarne un altro in base al rapporto costi-benefici, così da far garantire il massimo dei vantaggio ai geni stessi.

CAPITOLO 7: pianificazione familiare

L’autore spiega che ci possono essere strategie evolutivamente stabili che hanno come fine la procreazione e la cura dei piccoli.
L’unica strategia che garantisce un moderato aumento della popolazione affinché i vari componenti non muoiano di fame è il controllo delle nascite.
Dawkins si pone la domanda se il controllo delle nascite è un comportamento altruistico o egoistico.
Secondo Wynne-Edwards, sostenitore della teoria della selezione per specie, la riproduzione è consentita soltanto a maschi che comandano un certo territorio o che si trovano in una posizione sociale elevata; questo è un comportamento finalizzato a non far aumentare il numero di individui e a non fare morir di fame parte della popolazione.
Dawkins si pone la domanda se il controllo delle nascite è egoistico o altruistico
La seconda interpretazione viene fornita da Lack secondo la teoria del gene egoista, la quale è sostenuta anche da Dawkins, afferma che la limitazione delle nascite tende a favorire i singoli individui e così ogni  individuo può curare meglio i propri piccoli e avere più probabilità di diffondere i propri geni.

CAPITOLO 8: la battaglia delle generazioni

Dawkins, chiedendosi se vi sono ragioni per cui una madre possa decidere se curarsi più di un figlio rispetto ad un altro, afferma che una madre può non curare un figlio rispetto a un altro (per esempio se tale individuo può essere troppo gracile) così facendo i geni della madre possono essere più favorevoli alla propagazione.

Si può notare che ogni figlio tenta di assumere il più possibile di quell’investimento parentale che i genitori mettono a disposizione per i figli.
In conclusione Dawkins spiega che i genitori tentano di far sopravvivere quanti più figli possibili mentre ogni figlio vorrebbe avere la maggior parte delle cure per sé, così si arriva a un compromesso dove c'è una via di mezzo tra la situazione che vogliono i genitori e quella voluta dal figlio.

CAPITOLO 9: la battaglia dei sessi

Dawkins spiega che i vari tipi di famiglia che si possono trovare negli animali.

Possono essere presenti conflitti conflitti di interessi tra maschi e femmine che, essendo legati solo dai figli, non hanno altri motivi genetici per cui comportarsi altruisticamente l’uno verso l’altro. Durante la loro vita, gli individui di entrambi i sessi tentano di ottimizzare il loro risultato riproduttivo, cercando di lasciare al partner il compito di crescere i figli e così l'individuo in questione (quello che non dovrà badare ai figli) potrà accoppiarsi con altri individui.
I maschi in generale tendono alla promiscuità e ad evitare le cure parentali.
Le femmine hanno a disposizione due strategie; la strategia della gioia domestica con la quale la femmina verifica la fedeltà del maschio prima di accoppiarsi, e la seconda è quella della scelta del maschio migliore.
Dawkins afferma anche che un sistema stabile in ambito familiare permette di prevedere le nascite di individui maschi e di individui femmina in numero uguale.

CAPITOLO 10: tu mi gratti la schiena e io ti salto in groppa

In questo capitolo Dawkins analizza che molti animali preferiscono la vita di gruppo, sempre secondo la teoria del gene egoista, cioè che tali animali ottengono più di quanto danno.

La vita di gruppo avviene di solito tra membri della stessa specie, ma capita che anche individui di specie differenti si scambino favori.
Secondo Dawkins tali comportamenti sono fatti per prtare beneficio immediato o futuro ai geni degli individui.

CAPITOLO 11: memi: i nuovi replicatori

L’uomo, anche esso una macchina da sopravvivenza, possiede un elemento che le altre macchine non hanno, la cultura.

Dawkins osserva che la trasmissione della cultura, può essere paragonata a quella genetica. entrambe, infatti, possono generare un’evoluzione.
Le unità di base della trasmissione culturale, vengono chiamate dall'autore "memi".
I memi sono frasi, istruzioni, idee che vivono nella cultura umana e vengono "trasmessi" da cervello in cervello subendo modifiche che permettono la loro evoluzione.
Per i memi sono importanti la longevità e la fedeltà di copiatura, ma è più importante la sua fecondità, cioè la loro possibilità di diffondersi.
Anche tra i memi è presente una competizione però non è spietata come quella tra geni; è anche possibile che i memi collaborino rinforzandosi l’un l’altro.
Dawkins, in questo capitolo, spiega anche perchè si sviluppano dei memi; infatti fornisce due risposte: una afferma che lo sviluppo dei memi avviene in base ai vantaggi che portano alla popolazione, l’altra sostiene che si sviluppano per facilitare la propria diffusione.
L'autore, però, afferma che l'essere umano non è solo una macchina di memi, perchè può realizzare previsioni sul futuro e essere altruista non solo con i parenti ma anche con altri individui.

CAPITOLO 12: i buoni arrivano primi

Dawkins prende in considerazione i comportamenti che possono essere adottati dalle macchine da sopravvivenza in differenti situazioni.

L'autore afferma che essere buoni e altruisti, tenendo conto dei vantaggi e degli svantaggi che si possono avere, è conveniente, ma soltanto se i favori vengano contraccambiati.
E’ ovvio che un individuo non può avere la certezza che un altro gli contraccambi un favore; questo problema può essere risolto se ci si comporta in modo altruista solo con individui che vivono nella zona circostante al proprio luogo di nascita, così da essere sicuri che essi contraccambieranno il favore in quanto adottano la stessa strategia.

CAPITOLO 13: la lunga portata dei geni

Nell'ultimo capitolo Dawkins spiega perchè i geni possono essere le unità fondamentali della selezione.

Secondo la teoria del gene egoista, seguita da Dawkins, i geni sono gli agenti fondamentali della vita grazie agli effetti fenotipici che determinano e che li possono favorire rispetto ad altri.
Gli effetti fenotipici di un gene non sono soltanto quelli che si manifestano sul corpo in cui si ritrova, ma anche quelli che influiscono sul mondo esterno e su altri individui, ad esempio i parassiti.
Quindi i geni possono essere considerati le unità fondamentali della selezione, mentre gli individui sono soltanto veicoli per i replicatori.